B&B
Il Girasole
Bed & Breakfast
CIR : 102021-BEI-00003 B00286
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La Posizione...

Il B&B il Girasole è particolarmente vicino, quasi frontale, al Santuario della Madonna di Paravati voluto da Natuzza Evolo, la mistica per la quale, da tempo ha avuto avvio la causa di beatificazione. Meta permanente di migliaia di fedeli e devoti ai tanti miracoli e profezie, il Santuario Mariano di Paravati ospita, al suo interno, una casa di riposo per anziani. Riferimento permanente di migliaia di pellegrini, richiama, nella sua mistica bellezza, i valori della preghiera e dell’amore.
Un posto, Paravati, che unisce il sacro ed il profano, immerso nelle bellezze di Calabria !

Natuzza Evolo "Umile serva di Dio"
il grande miracolo di Paravati

             Paravati, Vibo Valentia, 23 agosto 1924 – 1° novembre 2009
Fortunata Evolo nacque a Paravati,  frazione di Mileto in provincia di Vibo Valentia, il 23 agosto 1924.  Giovanissima andò a lavorare come donna di servizio presso la famiglia  dell’avvocato Silvio Colloca. A causa di molti fenomeni inspiegabili,  per due anni dovette vivere in una casa di cura a Reggio Calabria.  Quando ne uscì, sposò Pasquale Nicolace, da cui ebbe cinque figli. Certa  che la sua missione dovesse essere quella di confortare il prossimo,  favorì la nascita di molte opere di assistenza sociale e di Cenacoli di  Preghiera, prima nella sola diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, poi in  gran parte del mondo. Fiduciosa nel Cuore Immacolato della Vergine  Maria, che venerava come Rifugio delle Anime, s’impegnò a vivere la  sofferenza sul modello di Gesù Crocifisso. Morì il 1° novembre 2009, a  ottantacinque anni, nella casa di riposo di Paravati, intitolata a  monsignor Pasquale Colloca e da lei stessa voluta. Il 17 ottobre 2018 la  Congregazione delle Cause dei Santi ha rilasciato il nulla osta per  l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione. La prima  sessione del processo diocesano è stata fissata al 9 aprile 2019, nella  cattedrale di Mileto. I resti mortali di colei che è ormai conosciuta  come “mamma Natuzza” riposano nella cappella della Fondazione “Cuore  immacolato di Maria Rifugio delle Anime” a Paravati.

La Storia ed il Santuario
Fortunata Evolo, "Mamma Natuzza" come la chiamava chi la conosceva, era  nata, in Calabria, a Paravati il 23 agosto 1924, in una realtà desolata e  povera dove la crisi agricola che interessava tutto il Sud costringeva  molti ad emigrare. Tra questi c’era il padre, Fortunato Evolo, partito  per l’Argentina a un mese dalla sua nascita e mai più tornato.Per questo  l’infanzia di Natuzza è stata molto difficile; spesso in casa non c’era  nulla da mangiare, neppure un pezzo di pane.
Inoltre la gente mormorava: "Come può la madre di Natuzza, da sola,  crescere tutti quei figli nati dopo la partenza del marito?".
Fin da piccolissima, Natuzza sviluppa un istinto protettivo non solo  verso i fratelli, di cui riesce a prendersi cura perfettamente durante  le assenze della mamma, ma anche verso tutti i piccoli amici.
All’età di 5-6 anni iniziarono per lei una serie di visioni e altri  inspiegabili fenomeni come i primi contatti con quella realtà  soprannaturale che ne avrebbe pervaso l’intera esistenza, anche se, come  molti anni dopo spiegherà lei stessa ai suoi padri spirituali, non  aveva capito che quella bella ragazza che le appariva era la Madonna,  mentre aveva sempre sospettato che quel bambino bellissimo che giocava  con lei e con i suoi fratellini fosse Gesù.
Quando riceve il Sacramento dell’Eucarestia, la bocca le si riempie di  sangue; è il primo segno di quelle sofferenze mistiche che cominceranno a  manifestarsi di lì a poco sul suo corpo.
Su segnalazione di Vincenzo Cirianni, un massaro di buon cuore, arrivò  alla ragazzina la provvidenziale offerta dell’avvocato Silvio Colloca,  un affermato professionista della vicina Mileto, il quale aveva bisogno  di una collaboratrice domestica per la moglie, Alba.
Natuzza avrebbe avuto vitto e alloggio, più una modesta paga con cui  poter aiutare i familiari. Ed è in questa casa che si accentueranno i  fenomeni della visione dei defunti, della bilocazione e dei dialoghi con  l’Angelo Custode al punto che Natuzza comunica "messaggi" inauditi e  impossibili per un’analfabeta.
A far precipitare gli eventi in questa direzione, subentra un fatto  nuovo: la Madonna dice a Natuzza che il 26 luglio farà la "morte  apparente".
Era il 26 luglio del 1938. Natuzza non comprende il significato della  parola "apparente" e avvisa la signora Alba che finalmente raggiungerà  il suo Gesù.
Cadrà in un lungo sonno che durerà sette ore, attorniata da tanti medici, che erano là ad aspettare la morte…
Racconterà, al suo risveglio, che si è trovata in Paradiso, al cospetto  di Gesù che le chiese di dividersi i compiti: portare a Lui le anime.  Amare e compatire. Amare e soffrire.
È il giorno della promessa, il giorno più bello della sua vita, che la  segnerà per sempre. Quell’incontro sarà la luce e la forza che animerà  di amore ogni suo gesto e l’offerta di tutta la sua vita.
Il 29 giugno del 1940, festa dei Santissimi Pietro e Paolo, mentre  Natuzza riceve dal Vescovo monsignor Paolo Albera il sacramento della  Cresima, avverte un brivido profondo in tutto il corpo e qualcosa di  gelido scorrerle dietro: sulla sua camicia si era disegnata una grande  croce di sangue.
Le autorità religiose invitano alla prudenza, mentre la questione viene  sottoposta all’attenzione dei medici e dal vescovado di Mileto viene  inviata una lettera ad Agostino Gemelli che liquida sbrigativamente la  questione consigliando l’isolamento in una casa di cura. Andrà a Reggio  Calabria, dove resterà sott’osservazione del Professore Puca per due  mesi.
All’uscita dall’ospedale psichiatrico Natuzza si unisce in matrimonio  con Pasquale Nicolace nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. Natuzza  diventerà madre di 5 figli e, diversamente da quanto diagnosticato dal  medico, le manifestazioni del sacro continueranno a verificarsi come  prima del ricovero e delle cure.
La vita di Natuzza è stata semplice e umile, povera e nascosta, ma allo  stesso tempo straordinaria, per il nascere e crescere di alcuni fenomeni  di cui lei è stata ignara spettatrice e docile strumento.
Ha il dono della bilocazione. Vede Gesù, la Madonna, San Francesco di  Paola, Padre Pio e altri santi. Vede i defunti e conversa con loro. Ma è  la Settimana Santa il periodo in cui le manifestazioni si fanno più  intense. Nei giorni che precedono la Pasqua, infatti, la mistica di  Paravati rivive sul proprio corpo la Passione del Signore; cade in uno  stato di estasi e le stimmate si trasformano a contatto con bende e  fazzoletti in testi di preghiere in lingue diverse, ostie ed ostensori,  corone di spine e cuori.
Natuzza non era mai andata a scuola, non sapeva né leggere né scrivere.
Fin da bambina ha avuto il dono di vedere e di parlare con l’angelo  custode, un bambino di otto/nove anni, che la guidava e la consigliava  nel rispondere in lingue straniere, nel diagnosticare malattie con una  terminologia medica che solo una persona colta poteva dare.
Fin da ragazza Natuzza capì che la sua missione sarebbe stata quella di dare una parola di conforto alla gente.
Riceve per anni centinaia di persone al giorno. Da lei sono passati  tutti: colti, ignoranti, potenti, poveri, religiosi e laici, affidandole  sofferenze, angustie, invocando conforto e luce. E lei, facendosi  carico delle loro sofferenze, ha dato a tutti una parola di conforto, di  speranza e di pace, una risposta certa, il sorriso e la gioia.
In un passato ormai lontano, l’atteggiamento della Chiesa non era  favorevole a Natuzza. Svanirà invece la prudente diffidenza delle  autorità ecclesiastiche, di fronte all'ottima impressione ricevuta dalla  sua vita umile, povera e obbediente.
La tomba di Natuzza è meta di pellegrinaggio. Segno che le sue parole si  realizzano quotidianamente:
"Quando sarò dall’altra parte farò più  rumore".
Approfondimenti...


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89852 Paravati di Mileto (VV)   


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